Silvia Deaglio, il pero, Byoblu ed io

Nell’ultima puntata de L’Ultima Parola c’è stato un siparietto che ha visto come protagonisti Claudio Messora (byoblu, in rete) e il sottoscritto. Oggetto del contendere Silvia Deaglio, la figlia del Ministro Fornero e di Mario Deaglio. Claudio sosteneva le ragioni di chi ha messo alla gogna Silvia Deaglio, in quanto presunta raccomandata; io mi sforzavo di dire che tra mille esempi di raccomandati forse se la stavano prendendo con la persona sbagliata. E aggiungevo che se la scuola e le università italiane non sono più un “ascensore sociale”, questo non è un buon motivo per colpire una donna con quel curriculum.

Ci si sforzasse di far “salire” il figlio dell’operaio piuttosto che di far “scendere” la figlia medico di un docente di economia (due discipline molto distanti, come può capire chiunque: perfino uno studente “indignato” accecato dall’ideologia). Ovviamente la prima strada è più difficile della seconda perché servono riforme. Non credo sia un caso chi sguazza in questa società chiusa, corporativa e classista lascia che il popolo se la prenda con Silvia Deaglio per far sì che non si accorga che sua madre sta provando a smuovere qualche incrostazione.

L’obiezione al mio ragionamento da parte di Claudio è stata “Marco, scendi dal pero”. Avrebbe ragione se Silvia Deaglio fosse effettivamente una raccomandata (e non “semplicemente” una privilegiata, che è cosa ben diversa). Se così non fosse, il pero sarebbe invece quello su cui sta chi dà per scontata la raccomandazione. Un pero molto affollato (attenzione lassù, che il ramo si spezza!) di chi fa finta di saperla lunga, ma si limita a fare da cassa di risonanza per qualche pregiudizio; il pero di chi non si accorge di essere il miglior alleato di chi non vuole che le cose cambino.

A fine trasmissione qualcuno mi ha chiesto: ma tu come fai a sapere che non è raccomandata? Fino a quando si resta nelle opinioni la domanda è legittima. Per fortuna però nel mondo scientifico ci sono dei modi per valutare i ricercatori. E sono proprio quei modi che di solito vengono utilizzati proprio per smascherare i raccomandati. Il metodo più grezzo è quello del numero di pubblicazioni (quello usato per esempio a suo tempo per sostenere che Michel Martone è diventato associato un filino troppo presto, diciamo), ma ce ne sono di più sofisticati come il numero di citazioni e l’H-index. Oggi Tito Boeri su LaVoce.info si è preso la briga di andare a verificare quelli di Silvia Deaglio.

I grafici li trovate qui: giudicate voi chi deve scendere dal pero.

8 pensieri riguardo “Silvia Deaglio, il pero, Byoblu ed io

  1. A parte il passaggio su Fornero (secondo me un pessimo ministro), hai ragione su tutto, attaccare la figlia per prendersela con la mamma e’ patetico. Per di piu’, non si capisce il senso dell’attacco. Se Deaglio e’ bravissima le ragioni di contrarieta’ verso le proposte i Fornero vengono meno? Per me no, per Messora chissa’..

  2. Non e’ una questione di “far scendere la figlia medico di un docente di economia” ma di come la Deaglio sia arrivata a quei livelli. I grafici che hai riportato dicono solo che la Deaglio ha avuto una brillante carriera ma non puoi negare che sia stata aiutata: le possibilità che ha avuto lei non credo proprio che le abbiano avute altri ragazzi, più o meno meritevoli che siano. Tu parli di “privilegiare” come diverso da “raccomandare” ma, vista la situazione, non penso ci sia tutta questa differenza, come hai sottolineato.
    La Deaglio, brava com’è, poteva benissimo occupare un altro posto in un’altra università, forse anche più rinomata di quella di Torino, ma sta di fatto che sta là, vicino i genitori, da cui ha ricevuto anche i finanziamenti per le ricerche.
    E’ un’ingiustizia!

  3. Notarantonio

    Per come la metti tu, la Deaglio avrebbe dovuto studiare, impegnarsi, mettere a frutto la propria intelligenza e poi, un giorno, mettersi davanti allo specchio e dire: “Sono una borghese, i miei genitori sono accademici e hanno pure un bel po’ di soldi. Quindi adesso butto tutto nel cesso, e mi dedico ad una sana disoccupazione, così sì che sarò in pace con la mia coscienza”.

    Non è neanche più questione di destra sinistra (tanto lo stesso ragionamento te lo fa anche un fascistone), è proprio che il motore sociale italiano è la Schadenfreude…

  4. Se non avesse cotanta mamma e cotanto papà i grafici sarebbero diversi e lo sapete voi come lo sa Boeri.
    Non nego che Silvia sia intelligente e preparata, ma se non era “figlia di” il suo quoziente sarebbe tanto più in basso.
    O Boeri vuol far credere che il numero di citazioni è una variabile indipendente dalle conoscenze di famiglia?

    1. si lo so, come si evince dal resto dell’articolo. correggo subito l’errore dovuto evidentemente ad un lapsus, grazie

    2. La ragazza è nata in una buona famiglia e oltre a questo è anche bella e intelligente.Fa invidia.

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