Il Pd e Monti

L’ultimo paragrafo dell’editoriale odierno di Stefano Menichini è la migliore sintesi dello stato d’animo con cui personalmente guardo all’esperienza del governo Monti. E che spero sia anche quello del mio partito.

Che cosa significa lavorare (criticamente) dentro l’avventura del governo Monti, perché oltre a salvare l’Italia dal baratro raggiunga almeno una frazione degli obiettivi di modernizzazione che si è prefisso ieri? Significa scommettere che, quando la fase dell’emergenza sarà conclusa, il Pd si ripresenti più di ogni altro come l’interprete credibile della stessa esigenza di cambiamento enunciata da Monti (che noi chiamiamo rivoluzione sociale e liberale). E come il partito depositario naturale della speranza che in questi giorni torna a percorrere il paese senza più argini, finalmente, fra elettori dell’una e dell’altra parte.

Con un’aggiunta. Questa scelta o il Pd la compie in maniera convinta e decisa, abbandonando i consueti barocchismi e i timori di “rompere” con alleati che con non si fanno gli stessi scrupoli, oppure quella scelta – difficile e dolorosa – sarà inutilmente dolorosa e ci limiteremo a pagarne le conseguenze, regalando ad altri i benefici e il consenso che comporta.

8 pensieri riguardo “Il Pd e Monti

  1. D’accordissimo con te, e ho già commentato l’articolo di Menichini sul Post.

    Ripeto qui quel che ho detto là: la protesta (nata da ragioni sacrosante) sta diventando proterva, come un ippopotamo impazzito. C’è una aria da biennio rosso… Ci vogliono ora tanta tanta onestà intelletuale, tanta energia e tanta abnegazione per far sempre in modo che le discussioni non degenerino mai, che non si affermino semplificazioni violente, che vere e proprie caricature non vengano spacciate per analisi politiche.

    Insomma, serve tanto qdr….10, 100, 1000 QdR…(e io non sono prono alle sviolinate).

  2. Condivido.
    Condivido pure la necessità di abbandonare barocchismi, se e ma, vista la fase.
    Ricordando sempre dentro di noi, però, che Quintino Sella era uomo onestissimo e frugale (proverbiali i suoi scarponi in parlamento) e doveva salvare l’Italia dal dissesto finanziario (reale anche allora) ma l’ha fatto, ahimè, con la tassa sul macinato. L’adesione convinta non esclude lo spirito critico.

    1. Mai rinunciare allo spirito critico, Roberto. Sono molto d’accordo.

      L’ho scritto: e’ una fase complicata ma il Pd lo abbiamo pensato anche per avere uno strumento piu’ adatto a momenti come questi.

      E comunque meglio una fase complicata come questa di quella di prima quando tutto era piu’ lineare ma a palazzo chigi ci stava berlusconi e a viale trastevere gelmini e… e… e…

    2. certo, per carità.

      Solo che ora che tutte le volte che Berlusconi dice che c’è stato un golpe, o che i mercati comandano, bisogna rispondergli senza esitazioni che poteva a) non dimettersi, b) non votare la fiducia…

  3. Ho lasciato un commento su FB, ma anche qui: in breve il rischio è che lo sforzo – assolutamente positivo – del governo Monti faccia nascere un “populismo di risposta”; le forze politiche devono essere in grado di dare comunque una prospettiva ai malumori che nasceranno nel paese, inevitabilmente. In questo senso l’apporto “critico” di tutte le forze politiche sarebbe necessario; per questo Monti chiedeva una “fiducia vigilante” http://mondiepolitiche.blogspot.com/2011/11/unitalia-piu-forte-in-uneuropa-piu.html

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