Bersani a SkyTG24

Ieri Bersani ha rilasciato una lunga e bella intervista a SkyTG24. Parla di molte cose: alleanze, programmi, dà perfino i voti al Pd (e per fortuna che non l’ho avuto come docente altrimenti la mia media sarebbe stata ben peggiore). La prima parte dell’intervista è sull’attualità, ovvero il “caso Fiat” e le presunte spaccature interne al Pd. Se volete continuare a leggere, prima guardatevi il filmato (almeno i primi quattro minuti, dove parla di Mirafiori).

Vista? Bene, io la vedo così. L’intervista, lo ripeto, a me è piaciuta. E anche la posizione espressa sul tema caldo del momento va bene. La considero una mediazione al rialzo, cosa rara in politica e rarissima nel Pd. Al rialzo perché non solo mantiene un profilo politico all’altezza di un partito riformista, ma prova anche a stanare il vero avversario, che non è Marchionne, ma il Governo. Anche alla luce di quanto scritto su questo blog nei giorni scorsi, penso però che d’ora in poi serva maggiore coerenza. Ad esempio – se non si vuole che i giornali ci dipingano sempre come “divisi” – ci vorrebbe meno leggerezza nell’affermare che “Ichino parla a titolo personale”. Ma anche nelle prossime mosse dovremmo procedere più spediti.

Dato che la posizione è: diciamo sì agli investimenti, ma no alla parte sulla rappresentanza (pur riconoscendo che il problema esiste), se non si vuole apparire come l’oste che voleva la moglie ubriaca e la botte piena, dobbiamo fare un passo in più, anzi due.

  1. Dire esplicitamente che l’unico modo perché quel sì agli investimenti si realizzi è che l’accordo passi il referendum di gennaio e dunque invitare, nella distinzione di ruoli tra partito e sindacato, a votare sì. O per lo meno auspicare che il sì prevalga.
  2. Fedeli al motto, “se non porti almeno una soluzione anche tu sei parte del problema”, dal momento che il problema della rappresentanza e della esigibilià degli accordi esiste, o si appoggia la proposta sulla rappresentanza di Ichino e altri, oppure se ne presenta subito una diversa e altrettanto credibile.

Su questi due punti invece Bersani fa l’attendista e afferma che:

  1. rispetteremo le decisioni degli operai, qualunque esse siano (come se non si sapesse che senza accordo saltano gli investimenti)
  2. la legge deve venire dopo l’accordo tra le parti sociali (come se non si sapesse che è da almeno 17 anni che si cerca questo accordo senza trovarlo)

Ribadisco: la posizione va bene, ma – una volta di più – vorrei più coraggio.

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